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In questo articolo ho deciso di affrontare un tema che negli ultimi mesi è tornato ad essere interessante come opportunità di investimento per quella tipologia di risparmiatori che desidera, in un’ottica di diversificazione del proprio portafoglio, “parcheggiare” una parte del loro patrimonio in uno strumento obbligazionario che offre in cambio la retrocessione di un tasso di interesse annuo sotto forma di cedola semestrale e la garanzia del capitale investito a scadenza, ovvero al termine del periodo di vita dello strumento stesso.

Il Titolo di Stato, in alcune delle sue forme più comuni.

In realtà esistono sul mercato diverse tipologie di Titoli di Stato, ma oggi mi voglio soffermare sull’analisi di quelli a distribuzione cedolare, come i CCT (Certificati di Credito del Tesoro) o i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)

Il meccanismo di funzionamento è pressoché uguale per tutti ma si differenziano tra loro per due aspetti fondamentali: la durata e la tipologia di tasso di interesse, fisso o variabile.

Ma come funzionano questi Titoli di Stato?

Questi strumenti obbligazionari, che prevedono da parte dell’investitore la decisione di prestare il proprio denaro allo Stato in cambio di un tasso di interesse, vengono emessi ad un prezzo cosiddetto “alla pari” , ovvero 100.

Il lotto minimo acquistabile è pari a 1.000 e suoi multipli.

A livello contrattuale prevedono che alla fine del loro periodo di vita, rimborsino all’investitore il capitale investito nuovamente “alla pari”, vale a dire nuovamente al valore di 100.

Durante il loro periodo di vita, essendo strumenti finanziari regolarmente quotati e pertanto continuamente acquistabili e vendibili, il loro prezzo originario di emissione al valore di 100 può variare in alto (101,102, 103, ecc..) o in basso (99, 98, 97, ecc..), in gergo si dice posizionandosi “sopra la pari” quando il loro prezzo è superiore a 100 oppure “sotto la pari” quando il loro prezzo è inferiore a 100.

Tuttavia, il tasso di interesse che viene corrisposto all’investitore sotto forma di cedola, fissa o variabile, in tranche semestrali, viene sempre calcolata sul valore nominale che si è acquistato.

Facciamo chiarezza con alcuni esempi:

Oggi acquisto un lotto da 1.000 di un Titolo di Stato che scade fra 10 anni al prezzo di 100 e che mi retrocede il 2% fisso all’anno.

Questo vuol dire che acquisto lo strumento al valore nominale di 1.000 investendo 1.000€ e prendendo il tasso di interesse del 2% all’anno sul valore nominale di 1.000.

Cosa succede se fra un mese il mio Titolo di Stato, che è quotato sul mercato, avrà un prezzo di 95 ?

Significa che io avrò comunque in mano il mio lotto da 1.000 (valore nominale) sul quale percepirò il mio tasso di interesse fisso del 2% all’anno, ma lo strumento che possiedo varrà sul mercato 950€ anziché 1.000€.

In gergo si dice che in una situazione del genere si sta registrando una perdita in conto capitale.

Tuttavia, in un contesto come quello appena descritto, si evince che se io decidessi di acquistare nuovamente un lotto da 1.000 dello stesso strumento, lo otterrei investendo non più 1.000€, ma 950€.

In questo modo avrei 2.000 nominali sui quali percepirei il 2% all’anno, avendo però investito solo 1.950€.

Inoltre, alla scadenza dello strumento, venendo rimborsato al valore di 100, otterrei alla fine un capitale di 2.000€.

Da ciò si evince che il mio tasso di interesse a scadenza, in realtà, non sarà più del 2% all’anno ma superiore, in quanto, oltre alle cedole incassate mi vedrò rimborsare un capitale maggiore di quello realmente investito.

Ecco spiegato perché oggi, questa tipologia di investimento, è tornata interessante.

Se andiamo ad analizzare i prezzi attuali dei nostri Titoli di Stato quotati, noteremo che diverse scadenze, che pagano cedole a tassi di interesse non esorbitanti, ma tutto sommato dignitosi, hanno un prezzo di mercato inferiore a 100, quindi inferiore al loro prezzo di rimborso futuro e quindi, come abbiamo capito oggi, sotto la pari.

Acquistando questi strumenti con un prezzo di mercato depresso dalle vicende politiche di breve termine del nostro Paese, sommando le cedole periodiche alla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di rimborso, sono in grado, senza grandi rischi, di portarmi a casa un’interessante rivalutazione del mio patrimonio investito.

Non diventerò ricco, ma almeno avrò trovato una soluzione adeguata all’alternativa, ahimè veramente poco proficua, di mantenere i soldi che non mi servono per la gestione delle mie necessità quotidiane, all’interno di un conto corrente.

A questo punto vi starete chiedendo: Perché in banca questa mattina non mi hanno parlato dell’opportunità di diversificare il mio portafoglio con qualche Titolo di Stato ?

La risposta a questa domanda la lascio dire a voi …

Alla prossima

Matteo Bagno – Consulente Finanziario

La chiusura di settimana

I dati americani sull’inflazione, che ne vedono una salita sopra le attese degli analisti, porta in chiusura di settimana i mercati a cedere terreno.

I punti salienti che hanno penalizzato la giornata borsistica:

  • Paura che la FED, La Banca Centrale Americana, dopo i dati sull’inflazione USA, acceleri ulteriormente la risalita dei tassi di interesse
  • Paura che si concretizzi lo scenario di avvio di ulteriori dazi da 200 miliardi di dollari nei confronti della Cina da parte degli Stati Uniti
  • Dati sulla crescita del PIL della Zona Euro in frenata rispetto alle previsioni di inizio anno; a conseguenza di ciò il comparto più colpito dalle vendite è stato il settore bancario.

Come ha reagito Milano?

  • Banche giù, nonostante si sia evidenziato un’ulteriore contrazione dello spread a 249 punti base dai 256 registrati ieri in chiusura di contrattazioni
  • Buona giornata per FCA e Ferrari, che hanno vissuto le rispettive assemblee degli azionisti, impegnati nel confermare i vertici delle due società dopo la triste dipartita di Sergio Marchionne
  • Sussulti in zona verde e zona rossa, con chiusura finale positiva, per Telecom Italia, che rimane tuttavia ancora sui minimi di 5 anni fa. L’attenzione è focalizzata sull’imminente riunione di lunedì del cda dell’azienda, consiglio di amministrazione che dovrà interrogarsi sul tema delle aste sul 5G.
  • Atlantia incassa nuovamente il rosso dopo essersi risollevata in maniera preponderante nella seduta scorsa.

I dati macro più rilevanti:

  • I dati americani hanno influenzato sensibilmente il cambio Euro/Dollaro, portando la moneta unica europea a scendere sotto il livello di 1,16; complice soprattutto il ragionamento degli analisti sui salari medi orari che, visti in salita, potrebbero portare ad un rialzo più repentino del previsto dell’inflazione e di conseguenza la possibilità che, come già anticipato all’inizio, La FED possa decidere di incrementare ulteriormente la spinta al rialzo dei tassi di interesse
  • Tutto ciò ha portato influenza anche sul petrolio, che sul finale ha invertito l’ascesa, perdendo di valore
  • Bene i dati sulla creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti nel mese di agosto; tasso di disoccupazione inalterato al 3,9%

Tutte avvisaglie per l’imminente annuncio del terzo rialzo dei tassi di interesse americani.

Staremo a vedere la reazione dei mercati nelle prossime settimane

Consigli per il Week end:

  • Nonostante lo spread tra BTP e BUND tedeschi si sia ben contratto in questa settimana, il livello dei nostri Titoli di Stato rimane interessante. La scelta del tasso fisso rimane indubbiamente quella più rischiosa, nonostante il rendimento certo e la garanzia del capitale a scadenza, in quanto il possibile ma senza dubbio plausibile prossimo rialzo dei tassi di interesse anche in Area Euro farà scendere ancora i corsi degli attuali BTP. Se siete estremamente conservativi e non vi è alcun modo di farvi comprendere l’enorme potenzialità dell’investire nel mercato azionario in un’ottica di medio-lungo termine, unica vera grande risorsa per la creazione di un adeguato valore dei vostri patrimoni, soprattutto se sfruttata in una strategia di accumulazione periodica del capitale, piuttosto che mantenere giacente denaro che non serve per la fruizione delle vostre necessità di vita quotidiana all’interno dei conti correnti, spostate la vostra attenzione sul tasso variabile. Non darà sicuramente rendimenti eccezionali, ma di certo non eroderà il valore futuro del vostro patrimonio come mantenere ingenti somme di denaro fossilizzate. Anche solo decidendo di comprare un CCT lungo oggi, che vale 90, incassare per 7 anni una cedola che si adeguerà all’andamento al rialzo dei tassi di interesse e alla fine incassare 100, è pur sempre meglio che stare fermi a guardare cosa accade.
  • Se invece siete, come mi auguro, un po’ più lungimiranti e avete al vostro fianco un professionista in grado di farvi comprendere le enormi potenzialità dell’acquistare rischio controllato attraverso l’investimento diversificato nel comparto azionario globale, sfruttate questo momento per accumulare azioni. Scegliete un bel fondo azionario, sfruttate la tecnica di investimento ad accumulazione di capitale periodico e dimenticatevi delle oscillazioni di breve termine dei mercati finanziari. Fra 10-15 anni sarete felici. Un risparmiatore che sceglie questa strada, che magari ha giacenti in conto tra i 90 e i 150 mila euro e non sa cosa fare perché ha paura, non è consigliato da nessuno ed è bloccato in una bolla, gli basterebbe creare un piano di accumulo da mille euro al mese per trovare il sorriso fra un decennio. Piuttosto che vedere fra 10 anni scritta ancora la stessa cifra in conto e sapere che questa vale comunque meno di 10 anni prima….beh……meglio Piuttosto non credete?

Buone riflessioni e buon week end a tutti.

Ci sentiamo lunedì sera per analizzare insieme l’inizio della prossima settimana dei mercati

 

Matteo Bagno

 

 

Il punto sulla giornata

A Piazza Affari le banche volano, con lo spread che si riduce a 268 punti base.

Milano però è stata l’eccezione d’Europa (+1,01%), dove i restanti listini hanno lasciato sul terreno fino ad oltre un punto percentuale come nel caso di Parigi.

Motivo?

Dubbi sul Nafta tra Washington e Canada e lo spettro della crisi Argentina e Turca.

Tra i titoli nostrani male Mediaset, a causa del possibile protrarsi del braccio di ferro con Vivendi; Cnh Industrial per le tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Canada. Tensioni che tuttavia non hanno frenato l’ascesa di FCA, registrando ottimi risultati sulle immatricolazioni nel mese di agosto.

Tra le nostre Blue Chips cadono Stmicroelectronics e ancora una volta, Atlantia.

Ma lo scivolone più consistente lo sta registrando ormai da diverse sedute Telecom Italia, aggiornando i propri minimi dal 2013.

Successo giornaliero invece per Pininfarina, che guadagna quasi il 5% dopo l’investor day della società.

Come dicevo poco sopra, oggi male il resto d’Europa a differenza di Milano; i settori che pesano sono auto e tecnologia.

Sul fronte valutario il dollaro statunitense risale nei confronti dell’euro, riportando il cambio sotto 1,16

A livello macro si conferma il dato statunitense di rallentamento del settore manifatturiero e costruzioni.

 

Alcuni consigli:

Come già anticipato in molti miei articoli, i momenti di incertezza sui mercati non devono essere visti sempre e solo negativi, bensì opportunità di entrata o incremento delle posizioni.

Per come la vedo io, in un momento come questo, particolare attenzione la focalizzerei sul debito nostrano.

Se fino a poco tempo fa gli unici BTP sotto la pari degni di nota erano le scadenze trentennali e l’infinito Matusalem (scadenza 2067), oggi le schermaglie politiche del nostro paese, che hanno causato un livello dello spread ancora a mio parere molto elevato, mi fanno guardare con interesse nuovamente la scadenza decennale.

Non stiamo parlando di rendimenti da favola (3% su base annua), ma sempre e comunque di tutto rispetto se accostiamo questi alla garanzia del capitale a scadenza e all’esenzione dalle imposte di successione qualora stessimo valutando una scadenza molto lunga da tramandare ai nostri cari.

Classico ragionamento del cliente con bassa propensione al rischio, tenendo sempre comunque presente che il rischio esiste anche qui, perché con titoli a capitale garantito a scadenza, la certezza ce l’ho esclusivamente se rispetto la fine contrattuale dello stesso.

Per chi pensa invece che il rischio maggiore di investire in Titoli di Stato italiani sia il possibile default futuro dell’Italia, ritengo sia abbastanza lontano dalla realtà, anche perché se ciò dovesse accadere, l’ultimo dei nostri problemi sarebbero proprio i Titoli di Stato che non vengono più rimborsati…lungi da me pensare che un dramma del genere potrà mai verificarsi.

Tuttavia, se voglio essere più lungimirante e ancora più conservativo, uno sguardo lo darei soprattutto ai CCT, che a differenza del BTP che hanno il tasso fisso, sono caratterizzati da una cedola a tasso variabile con scadenza del titolo più breve (di norma non più di 7 anni)

Il fatto di privilegiare oggi più il tasso variabile di quello fisso, è la sempre più concreta possibilità che fra qualche tempo i tassi in Europa ricominceranno a salire, come sta già accadendo da tempo in America.

Quindi sì, perché no, nel mio portafoglio ideale oggi, un po’ di Titoli di Stato italiani non dovrebbero mancare.

E non lo dico perché io sia di indole conservativa (chi mi conosce sa che la mia propensione al rischio è molto alta) ma perché so che se non mi conviene venderli prima della scadenza perché il mercato non si è comportato come pensavo (come sappiamo nessuno ha la sfera di cristallo) alla mal parata comprarli oggi a questi prezzi mi consente di pagarli poco, incassare le cedole e vedermi rimborsare più denaro di quanto non abbia speso….perchè ritengo che fra 10 anni lo Stato Italiano esisterà ancora, ovviamente.

Oggi vi ho dato il mio parere su un asset obbligazionario….ma i bond si sa…sono anche noiosi…domani magari parliamo di ciò che regala più rendimento di tutti, il motore di ogni portafoglio ben costruito: le azioni.

 

Buona notte a tutti

 

Matteo Bagno