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Tregua per la Borsa di Milano.

Partita bene questa mattina, nel corso della seduta la giornata si stava preannunciando fotocopia delle precedenti.

Il calo si è portato intorno al punto percentuale, con lo spread BTP-BUND oltre i 310 punti base.

Bancari in sofferenza.

Tutto come le scorse sedute, ma poi, ad un’ora dalla chiusura, la tregua.

Analizziamo la giornata

Tria, in audizione alle commissioni di bilancio di Camera e Senato, ha dichiarato che gli attuali livelli dei Titoli di Stato italiani non riflettono i dati fondamentali del Belpaese.

Secondo il Ministro dell’Economia e delle Finanze, lo spread è destinato a sgonfiarsi, dopo che il Parlamento avrà approvato la manovra.

Plausibile.

Tuttavia prosegue il braccio di ferro con l’Europa.

Intanto il Fondo Monetario Internazionale conferma le precedenti stime sul Pil italiano, indicate lo scorso luglio, riducendo però quelle sul rapporto deficit-PIL.

Inoltre ha tagliato le stime sull’andamento dell’economia mondiale.

Dopo una volata oltre i 310 punti base, lo spread tra BTP e BUND ha chiuso sotto i 300 punti, riportando denaro nel settore bancario.

Il ruolo da leoni, sostenitori dell’intero listino, lo hanno avuto però i petroliferi, sostenuti dall’ennesimo tentativo al rialzo dell’oro nero.

Occhi puntati sul cambio euro – dollaro, appesantito dalla situazione italiana.

Persa la soglia dell’1,15.

Vedremo domani come si evolveranno i negoziati finali sulla Brexit.

Durante la seduta odierna, lo Spread tra BTP e Bund tedeschi ha varcato la soglia psicologica dei 300 punti base.

Soltanto le parole del Presidente del Consiglio Conte, pronunciatosi oggi sull’argomento Euro e Italia, ha placato le oscillazioni di Piazza Affari, che ha chiuso leggermente negativa.

Se l’Euro viene definito “irrinunciabile” dal primo ministro italiano, i continui battibecchi tra Roma e Bruxelles sulla legge di Bilancio spingono lo spread ai massimi dal 2014, con il rendimento del decennale alle stelle.

La crisi italiana influisce anche sul cambio Euro/Dollaro, facendo avvicinare la Moneta Unica a ridosso dell’ 1,15 per poi recuperare leggermente sul finale.

Purtroppo il problema principale di questa situazione è l’altissima inesperienza di alcuni personaggi politici italiani, che non hanno ancora ben compreso il fatto che alcune dichiarazioni possono scatenare impreviste oscillazioni sui mercati, generando stress economici inutili per il nostro Paese.

E’ il caso dell’esponente della Lega Claudio Borghi, che con la sua frase priva di ratio, ha insinuato che l’Italia avrebbe risolto tutti i suoi problemi se avesse mantenuto la propria valuta.

Risultato:

Spread in salita, bancari in scivolone, rendimenti dei BTP in impennata.

Petrolio

Si ferma per il momento il rally dell’oro nero, con il Brent che indietreggia dal massimo toccato ieri di 85 dollari al barile.

La frenata è dovuta da indiscrezioni su un possibile aumento della produzione Opec a settembre.

Ci si aspetta tuttavia un proseguo del trend rialzista, con l’obiettivo di breve termine a 88 dollari al barile.

 

 

Milano la migliore d’Europa.

La scommessa è tutta sulla prossima legge di Bilancio, che il Governo Conte annuncia sarà inferiore al 2% nel rapporto Deficit/Pil.

I restanti listini europei sono rimasti sui valori della scorsa seduta, fermati dalla debacle del settore auto.

Ottimi spunti dal settore petrolifero, con il Brent volato a quota 82 dollari al barile.

Settore bancario in festa, con lo spread tra Btp e Bund tedeschi in area 235 punti base.

I riflettori rimangono tuttavia puntati sull’ondata di nuovi dazi emanati ieri dall’amministrazione Trump in sfavore della Cina, che si dichiara estremamente delusa dall’atteggiamento americano, non lasciando grandi speranze per nuove negoziazioni.

Alla vigilia della FED

Domani ci si aspetta una giornata segnata dalle decisioni della Banca Centrale Americana, che dovrebbe procedere ad un nuovo rialzo dei tassi di interesse, portando il costo del denaro al 2,25%.

Grande attesa per la conferenza stampa di Powell, durante la quale si cercherà di interpretare le future mosse di politica monetaria.

L’attesa per la decisione di domani ha fatto muovere le principali valute, con l’Euro che si riporta sotto l’1,18 toccato ieri.

Le mosse del Tesoro

A Milano si è conclusa positivamente l’asta dei CTZ, con rendimento in calo allo 0,715%.

Collocati anche nuovi BTP indicizzati all’inflazione dell’area Euro per un miliardo, al tasso dell’1,65% con scadenza 2032.

 

L’introduzione dei nuovi Dazi

Avvio di settimana con il segno rosso per i mercati europei, schiacciati dall’introduzione dei nuovi dazi da parte degli Stati Uniti contro la Cina.

La Banca Centrale Europea è concorde nel ritenere che la politica protezionistica degli USA rischia di penalizzare la crescita dell’economia europea, nonostante tutto ancora positiva.

Le dichiarazioni del Governatore Mario Draghi confermano la prospettiva che nonostante la strategia del QE si stia avviando al suo compimento, le strategie accomodanti proseguiranno anche dopo la fine dell’anno in corso.

Dichiarazioni importanti, che hanno sospinto la valuta europea a superare nuovamente il rapporto di 1,18 contro il dollaro americano.

Timori arrivano anche dal fronte petrolifero, con il rally dell’oro nero che non accenna a fermarsi.

A Milano proseguono i timori per la nuova legge di Bilancio, timori che hanno fatto sobbalzare lo spread a quota 242 punti base, portando il rendimento del decennale al 2,94%.

 

 

In questo mercoledì di borsa i mercati vengono sostenuti dal settore minerario, dal comparto auto e dai bancari.

La guerra dei dazi tra USA e Cina sembra non spaventare.

Anzi, Wall Street sfreccia alla ricerca dei massimi dell’anno, con il Nasdaq tuttavia debole, appesantito dalla guerra commerciale e dalla ricerca di un accordo sostitutivo al Nafta con il Canada.

Lo sprint bancario di Piazza Affari

A Milano le banche proseguono il loro rally, noncuranti della correzione dei Btp.

Lo spread tra il nostro decennale e il Bund tedesco si riporta a quota 220 punti base dopo aver toccato i minimi nella seduta di ieri, dall’insediamento del nuovo governo.

Il rendimento si attesta al 2,68% su base annua

Cambi e petrolio

Il cambio euro/dollaro americano rimane stabile, con la moneta unica europea poco sotto l’1,17.

Il petrolio prosegue i rialzi, sostenuto oggi dal dato in calo delle scorte negli USA.

La riunione della BoJ

Nulla di nuovo sul fronte giapponese.

La Banca Centrale del Giappone ha deciso, come previsto, di mantenere una politica monetaria ultra accomodante, decidendo di mantenere i tassi di interesse bassi per un periodo ancora lungo.

Tra i motivi più rilevanti di questa decisione vi è la politica protezionistica di Trump.

Nonostante l’annuncio di nuovi dazi, i mercati europei chiudono positivi.

Verranno colpiti prodotti di importazione cinese per 200 miliardi di dollari.

La Cina contrattacca con tariffe doganali per 60 miliardi di dollari di prodotti americani.

Un braccio di ferro tra le due potenze che fa tuttavia sperare in una continuazione delle trattative, dal momento che Trump partirà con un’aliquota del 10% per farla salire al 25% solo nel 2019.

Stessa strategia per la Cina, che parte dal 5% per spostarsi solo successivamente al 10%.

Giochi di potere per arrivare ad un accordo definitivo?

Possibile. Ma intanto la guerra commerciale continua.

Lo spread sembra rientrare

A Piazza Affari il dato più rilevante di giornata è il proseguo della riduzione dello spread che tocca i 212 punti base, il livello più basso mai registrato dalla nascita del nuovo governo, con il decennale al 2,7% annuo.

Il quadro europeo

mercati con segno verde generalizzato sostenuti dal comparto auto e dal settore bancario, nonostante in merito a quest’ultimo il Governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi abbia posto la sua attenzione sul fatto che il mercato europeo sia frammentato e che la strada per una più concreta stabilizzazione è ancora irta di ostacoli da superare.

Fronte cambio e petrolio

L’Euro rimane stabile sui livelli delle scorse sedute, poco sotto l’1,17 sul dollaro americano.

Da segnalare novità in merito al petrolio, con l’accettazione da parte dell’Arabia Saudita di poter vedere il prezzo del barile superare nel breve termine gli 80$.

 

Il punto sulla giornata

Stime di crescita dell’Area Euro inferiori del previsto e rallentamento dell’inflazione USA arrestano i mercati.

Riavvio dei colloqui tra USA e Cina sui dazi e rialzo dei tassi di interesse al 24% da parte della Banca Centrale Turca non bastano come notizia a portare la chiusure delle borse in territorio positivo.

Dulcis in fundo la discesa del petrolio.

Il nostro listino ha sofferto anche a causa del Commissario Europeo agli Affari Economici Moscovici che insiste ad affermare il nostro “essere un problema”, auspicandosi di vedere una legge di bilancio credibile.

Nonostante tutto lo spread non è stato influenzato.

l’Opec riduce le previsioni di crescita di domanda del greggio

La Bank of England mantiene invariata la propria politica monetaria sulla scia della BCE mentre la Banca Centrale Turca, come già accennato all’inizio, alza i tassi.

La riunione della BCE

Ciò che si pensava è stato: tutto invariato.

Tassi di interesse fermi almeno fino alla prossima estate e QE in conclusione a fine anno.