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Tonfo a Wall Street.

Il Dow Jones perde la soglia dei 26.000 punti e il Nasdaq scivola del 2%

Le cause

Il tonfo odierno della borsa americana è dovuto innanzitutto dal continuo rialzo dei rendimenti del Treasury.

In secondo luogo dal procrastinassi delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.

La situazione italiana

Nonostante anche oggi l’Italia non si sia fatta mancare l’ennesimo scivolone, questa volta non è colpa dello Spread.

Rimane certamente alta la tensione, ma lo spread tra BTP e BUND è riuscito, in una giornata difficile, a rimanere sotto quota 300 punti base.

Ringrazia in generale il comparto bancario, che registra un timido cenno di reazione.

Tuttavia il Belpaese non ha ricevuto aiuto dalle dichiarazioni del Fondo Monetario Internazionale, che torna a bacchettare l’Italia, suggerendole la necessità di varare al più presto riforme strutturali.

Gli economisti dell’ FMI prevedono delle stime al ribasso nel rapporto deficit/PIL.

Il dato americano

Bene il dato americano sui prezzi alla produzione, saliti a settembre dopo essere scesi ad agosto.

Se guardiamo il rilevamento dello stesso dato esattamente ad un anno fa, i prezzi alla produzione sono saliti del 2,6% rispetto all’anno precedente.

Cambi e petrolio

Rapporto Euro – Dollaro poco mosso rispetto alla seduta precedente, leggermente sopra a 1,15.

Movimenti al ribasso si sono registrati invece sul fronte petrolio.

Quali sono gli asset più deboli sui quali accumulare

Se si è incerti su quali asset puntare in questa fase di ribassi generalizzati, è bene portare la propria attenzione su quelli che da inizio anno stanno subendo le maggiori penalizzazioni.

Se sono in fase di costruzione di portafoglio, o sono in procinto di aggiungere nuove risorse ad un portafoglio già strutturato, in  un’ottica di diversificazione globale e di orizzonte temporale medio-lungo, non possono mancare equity e bond dei paesi emergenti, azionario europeo e un po’ di Italia, magari sfruttando le agevolazioni fiscali dei Piani Individuali di Risparmio.

Il tempo donerà i propri frutti.

 

 

Capitombolo per i mercati in questo avvio di settimana.

Piazza Affari in pole position ad aggiudicarsi il primato di negatività in Europa.

Le cause

In primis le preoccupazioni della Commissione Europea per le previsioni sul deficit italiano contenute nella nota di aggiornamento del DEF.

Ha risposto lo Spread BTP-BUND volato fino a quota 310 per poi chiudere a 306 punti base.

Di conseguenza, rendimento del decennale al 3,57%

Seconda conseguenza, tracollo dei titoli bancari.

Europa

Piangono anche i restanti listini europei che, oltre a risentire della situazione italiana, soffrono per il tracollo di stanotte della borsa cinese.

Wall Street

Anche la borsa americana viaggia in territorio negativo, trainata al ribasso dalle forti vendite di quella cinese, crollata per i timori sullo scontro commerciale con gli Stati Uniti.

Il tracollo cinese

Non sono solo i timori della guerra commerciale tra USA e Cina a tenere banco.

Il tonfo di Shanghai di questa notte è stato dovuto anche dalla decisione della Banca Centrale Cinese di tagliare le riserve obbligatorie dei principali istituti di credito.

Mossa, quella cinese, giustificata dal trend di vendite globali delle ultime sedute e dai timori di un peggioramento dei rapporti tra Washington e Pechino.

Non aiuta certamente il recente scandalo, già trattato in un precedente articolo, sui presunti micro-chip spia cinesi inseriti nei server di alcune delle più grandi aziende americane del tech.

Uno spiraglio di luce dal Brasile

Rialza la testa la Borsa brasiliana, dopo il primo turno delle presidenziali, che vede il candidato di estrema destra Bolsonaro in forte vantaggio.

Vola sia la Borsa, sia il real brasiliano nei confronti del dollaro americano.

Il 28 ottobre Bolsonaro si confronterà al ballottaggio con Haddad, a detta di tutti l’erede diretto del vecchio presidente Lula.

Bolsonaro si presenterà forte al secondo round, dal momento che il suo avversario è arrivato al primo turno secondo, con un forte distacco.

Cambi e Petrolio

L’Euro scivola sotto quota 1,15 sul dollaro.

Le cause del deprezzamento dell’Euro nei confronti del dollaro sono da imputare alla situazione italiana ancora difficile e alla possibile accelerazione della dinamica di rialzo dei tassi americani, dovuta alla florida situazione dell’economia statunitense.

Arretra il petrolio, con il WTI a 73,84 dollari al barile e il Brent sotto gli 85 dollari, a 83,46.

Giornata positiva per Piazza Affari, nonostante le incertezze sul DEF.

Rimane la volatilità e la prudenza sul listino milanese, a causa dello spauracchio sulle possibili dichiarazioni contraddittorie e controproducenti degli esponenti politici italiani, in merito al DEF.

Stamane lo Spread si è impennato sopra i 300 punti base, per poi ritracciare in area 283.

Sembra rimanga confermato il rapporto Deficit/PIL al 2,4% per il 2019, ma ciò che ha tranquillizzato, per il momento, i mercati, sono state le parole di Tria sulla diminuzione del rapporto al 2,1% per gli anni successivi del triennio.

Sempre più America

Ottimo dato sul lavoro americano, che fa continuare l’eccezionale momento della borsa americana.

Un dato, questo del lavoro, che spinge a pensare ad una replica positiva per quello sull’occupazione previsto per venerdì.

Cambi e Petrolio

Moderato rialzo per l’Euro, che chiude a 1,156 sul dollaro dopo essersi riportato nell’arco della seduta quasi a quota 1,16.

Petrolio ancora in rialzo, dopo la pausa di ieri, con il Brent che si porta sopra gli 85 dollari al barile.

 

Una Wall Street senza freni continua a trainare i mercati europei e a registrare nuovi record.

I nuovi dazi attesi per lunedì prossimo sembrano non toccare gli investitori.

Più che sui dazi, in questo frangente, l’attenzione si sta concentrando sull’epilogo della Brexit, dopo che Theresa May si è vista rifiutare la possibilità di chiudere la partita durante il prossimo summit di Salisburgo.

A casa nostra inoltre sembra non aver sortito effetto il giudizio di Fitch, che ha rivisto la crescita di quest’anno dell’Italia all’1,2% dal precedente 1,3%.

Ritraccia nuovamente lo spread tra BTP e Bund tedeschi, attestandosi a 221 punti base, portando il rendimento del nostro decennale al 2,67%.

Chiudiamo la settimana parlando come di consueto di cambi, focalizzandoci questa volta più sulla sterlina, che ha perso forza sia nei confronti dell’euro sia nei confronti del dollaro americano.

Il fattore dominante di questa discesa è da imputare al mancato epilogo sulla Brexit auspicato dalla premier britannica, come già raccontato poco sopra, amareggiata dal fatto che non vi siano state motivazioni concrete alla bocciatura di Salisburgo.

L’euro chiude la seduta sul dollaro americano a 1,1744 mentre il prezzo del petrolio perde forza sulle indiscrezioni di un aumento della produzione da parte dell’Opec.

 

In questo mercoledì di borsa i mercati vengono sostenuti dal settore minerario, dal comparto auto e dai bancari.

La guerra dei dazi tra USA e Cina sembra non spaventare.

Anzi, Wall Street sfreccia alla ricerca dei massimi dell’anno, con il Nasdaq tuttavia debole, appesantito dalla guerra commerciale e dalla ricerca di un accordo sostitutivo al Nafta con il Canada.

Lo sprint bancario di Piazza Affari

A Milano le banche proseguono il loro rally, noncuranti della correzione dei Btp.

Lo spread tra il nostro decennale e il Bund tedesco si riporta a quota 220 punti base dopo aver toccato i minimi nella seduta di ieri, dall’insediamento del nuovo governo.

Il rendimento si attesta al 2,68% su base annua

Cambi e petrolio

Il cambio euro/dollaro americano rimane stabile, con la moneta unica europea poco sotto l’1,17.

Il petrolio prosegue i rialzi, sostenuto oggi dal dato in calo delle scorte negli USA.

La riunione della BoJ

Nulla di nuovo sul fronte giapponese.

La Banca Centrale del Giappone ha deciso, come previsto, di mantenere una politica monetaria ultra accomodante, decidendo di mantenere i tassi di interesse bassi per un periodo ancora lungo.

Tra i motivi più rilevanti di questa decisione vi è la politica protezionistica di Trump.